giovedì 17 aprile 2014

Alcune considerazioni e dubbi sul #telelavoro michele_ADAPT @alessiamosca @KatRinakor #smartworking


Ogni tanto mi piace riordinare le idee su quello che penso circa il telelavoro in base alle nuove esperienze che faccio ed alle esigenze delle persone.
Siamo tutti d’accordo che i freelance o chi offre un prodotto /servizio ben specifico può applicare il telelavoro, ma questo mi sembra più che banale.

Inutile fare proposte in tal senso. Un rapporto di lavoro che si basa sulla consulenza non introduce nessuna novità.
Semmai le aziende ne stanno approfittando, introducendo sempre più delle forme di collaborazione 2 volte svantaggiosa per i lavoratori: da una parte pretendono di non “impegnarsi” con contratti indeterminati quindi chiedono partita iva, come se si fosse dei liberi professionisti. Dall’altra però obbligano le persone a spostarsi ed a lavorare nei proprio uffici e in orari di lavoro ben prestabiliti. Quindi vogliono un dipendente nei doveri, ma non nei diritti.

Ad ogni modo, la vera innovazione del telelavoro riguarda e riguarderà i rapporti di dipendenza, con contratti stabili che in Italia sono ben delineati.
Ovviamente più avanti farò anche degli esempi e considerazioni sulle tipologie di lavoratori a cui è possibile applicare il telelavoro.

Quindi il telelavoro per produrre un vero vantaggio deve essere applicato ai lavoratori comunemente inquadrati come dipendenti a tempo determinato/indeterminato che abbiamo o meno un orario di lavoro rigido o flessibile e con o senza badge per le timbrature. La costante rimane l’obbligatorietà della presenza in sede.

Senza dilungarmi molto il telelavoro può essere applicato su due livelli ognuno dei quali intoduce delle rivoluzioni nella vita dei dipendenti, delle aziende e della società più in generale.

Il primo livello è quello di applicare il telelavoro a soggetti che vivono nella stessa città (o negli immediati paraggi) della sede aziendale. Quindi si potrebbe applicare il telelavoro ai dipendenti di aziende/enti pubblici che vivono a Roma e provincia (sappiamo che ci sono pendolari che vengono ogni giorno da Latina, Viterbo, Napoli) e che hanno il proprio ufficio nella capitale. In questi casi di solito le aziende chiedono ai dipendenti la presenza in ufficio 1giorno la settimana per riunioni o SAL.

La ripercussione sarebbe immediata ed enorme, cerco di elencare i principali vantaggi:
- traffico cittadino e inquinamento almeno dimezzato
- per il bilancio familiare notevole risparmio su possesso mezzo di trasporto, benzina- risparmio di almeno 1.5 ore per tragitto casa/lavoro. Questo tempo sarebbe sicuramente meglio impegnato lavorando concretamente o dedicandolo a compiti familiari
- risparmio su baby-sitter o asili extra-time per familie con bambini piccoli
- per le aziende risparmio su: affitti, pulizie, costo riscaldamento/elettricità
- a mio avviso diminuirebbero giorni di malattia

A livello di impatto sociale quindi avere meno traffico e meno inquinamento vorrebbe dire risolvere molti problemi delle principali città italiane.

Il secondo livello di telelavoro potrebbe essere applicato in modo più sostanziale, senza che i dipendenti abbiamo la propria residenza nella città sede della propria azienda.
Questo significherebbe poter scegliere di vivere in qualsiasi posto dell’Italia (almeno ora fermiamoci alla nostra nazione).

Sappiamo benissimo che almeno il 30% dei residenti nelle grandi città sono emigrati, persone che per questioni di lavoro sono obbligati a vivere non nella propria terra.
Questo ha un risvolto enorme in termini economici e di impatto sociale.

Tornare a vivere o cmq poter scegliere di tornare  a vivere nella propria terra significa aumentare di molto il potenziale del proprio tenore di vita.

Ma la cosa più importante sarebbe l’innescarsi di quello che io chiamo “riequilibrio del talento”. Le regioni del sud investono molto nella formazioni teorico/pratica dei giovani che poi devono andare via per mancanza di concrete opportunità di lavoro.
Investire sui giovani è importante, ma non risolve la depressione di molte regioni italiane (non parlo solo del Sud). L’economia si muove dando alle famiglie un reddito, quindi sono i senior che devono restare o tornare nelle città periferiche. Un senior con un posto di lavoro, che ha la possibilità di telelavorare può spendere ed immettere la propria liquidità nella tessitura aziendale del proprio territorio. Quindi può fare dei mutui, spendere il proprio stipendio in ristoranti, negozi e inziare un processo di cambiamento anche nell’offerta di servizi che il comune deve garantire (tutto quello che troviamo in città come Roma o Milano).


Ovviamente i vantaggi sarebbero già stati elencati prima, ma in questo caso le persone sarebbero finalmente libere di scegliere e cambiare il posto dove vivere le ore in cui non lavorano.

Certo l’economia subirebbe dei cambiamenti. Molto meno introiti per lo stato sul carburante, molte meno auto acquistate sono solo un piccolo esempio. Ma lo stipendio e la potenzialità di spesa di un soggetto rimarrebbe la stessa e quindi invece di spendere 300 euro al mese in auto/carburante la si potrebbe immettere nell’economia spendendo i propri soldi in cose più piacevoli come abiti, sport, viaggi o l’istruzione per i propri figli.

Anche le città principali subirebbero sicuramente un grosso cambiamento con affitti e costo delle case in calo, ma chi decide di rimanere (senza costrizioni) avrebbe dei vantaggi.

Il sistema stato avrebbe un equilibrio diverso, più omogeneo e con persone sicuramente più felici.
E ovvio che non tutte le professioni possono essere adatte al telelavoro. Non possiamo pensare ad una persona che lavora allo sportello della posta o alla banca, ad un operaio o ad un farmacista.

Ma molte persone sono impiegate e svolgono delle attività che già ora sono “volatizzate” Molte procedure aziendali obbligano i dipendenti a comunicare ufficialmente solo via email anche con il collega affianco perchè tutto deve essere tracciato. Quindi perchè non farlo da casa propria?

Ci sono poi dei casi particolari come i lavoratori del web che nascono con la tecnologia dentro, ma per alcuni aspetti del processo lavorativo la presenza fisica e il lavoro di squadra (ad esempio nel processo creativo) è ancora fondamentale. Per queste situazioni si può pensare ad un telelavoro parziale o cmq una presenza in sede solo quando richiesto.
Ultima considerazione e curiosità: negli USA il visto viene dato per i lavoratori che dimostrano di avere delle peculiarità rispetto ad un cittadino statunitense. Se il telelavoro fosse applicato in modo totale si potrebbe pensare di avere un rapporto di lavoro stabile con un’azienda USA senza avere l’obbligo del visto?