martedì 29 aprile 2014

Aperta la discussione sul reale vantaggio di usare #Photoshop nella progettazione web #responsivedesign #webdesigner @baloss @sketchin



Leggendo questo articolo sul ruolo del web designer e di Photoshop mi trovo solo in parte d'accordo. E' vero (l'ho sempre sostenuto e anche io mi sento così) un web designer non è un grafico o meglio non è solo un grafico o creativo. Il web designer è un tecnico frontend che fà parte di un team di progettazione ben più ampio. E' normale che in piccole società o parlando di freelance il grafico faccia anche la parte di progettazione e coding html/css ma è giusto puntualizzare il fatto che un bravo web designer deve saper progettare e conoscere bene come funziona una pagina web, prima di conoscere la grafica e i virtuosismi di Photoshop.

Il secondo punto dell'articolo torna a parlare (sono tante ormai le opinioni al riguardo) sulla vera utilità di Photosphop nel normale processo di design. Anche in questo articolo si predilige lo sviluppo della pagina web partendo dal codice, dalla tipografica per poi migliorare man mano la parte grafica.

A mio avviso questo approccio, nell'intero processo creativo e in generale nel processo di vita di un progetto web non è corretto.
Innanzi tutto la progettazione con un software di grafica permette da subito all'account di discutere con il cliente quale sarà l'aspetto del suo nuovo sito web. La parte di design è fondamentale per offrire agli utenti un primo approccio con la realtà che l'azienda vuole comunicare. Questo concetto è spiegato benissimo nell'articolo di Alessandro Galetto componente di Sketchin http://www.sketchin.ch/it/blog/design/il-valore-strategico-del-design.html

La question responsive non rende vana la progettazione in Photoshop anzi offre la possibilità di testare la robustezza del design e delle soluzioni adottate. Pensare di poter ottimizzare le proprie pagine ai numerosi design è una sfida dura ma possibile da superare e il design ci offre la strada.

Inoltre i software grafici ci aiutano nello sviluppo di piccole parti di design e di progettare gli elementi con precisione al px oltre ad ottimizzare in termini di peso e dimensioni ogni immagini utilizzata.

Voi che ne pensate?


domenica 27 aprile 2014

La ricerca su #google per problemi reali non è attendibile ed è inutile #Needer

Quasi ogni giorni mi trovo a dover cercare su Google indirizzi e indicazioni per risolvere problemi reali e localizzati nel posto dove vivo. Proprio ieri cercavo "Pensiline in policarbonato a Brindisi" e il risultato è stato disastroso.
Ci sono almeno 3 elemenci che concorrono alla mia frustazione:
- il dubbio che io stia scrivendo qualcosa di sensato
- la possibilità che Google non mi restituisca il risultato corretto
- la forte possibilità che gli operatori del settore e della mia zona non abbiamo un sito internet o peggio che questo non sia correttamente indicizzato (per svariati problemi)

La domanda che mi faccio è: E' possibile che nell'era dei social la risoluzione di problemi reali debba passare da almeno 4 step diversi di difficoltà ed errori? Ci possono essere tante cause che interrompono la possibile comunicazione tra utente/cliente e fornitore. Queste cause sono da attribuire all'errore umano, al tipo di risultato che Google restituisce, ma anche dalla poca efficacia dei siti web intesi nel modo classico.

Io avrei la soluzione, ma è complicata da realizzare.
Se qualcuno vuole aiutarmi contattatemi.

venerdì 25 aprile 2014

Il mio porfolio si arricchisce di un nuovo lavoro: #Skincenter a #Modena #responsivedesign #rwd #wordpress


E' stato un lavoro lungo e duro perchè produrre un tema in Wordpress da zero con un design non convenzionale non è cosa da tutti i giorni. Il cliente aveva l'esigenza di rinfrescare e rivoluzionare la sua immagine sul web con contenuti, immagini e soprattutto un sito moderno e visibile su tutti i device.

La scelta è ricaduta sulla realizzazione di un design custom, html/css tagliato apposta per il cliente da cui si è partiti come base per un tema unico montato su WP. Jquery, responsive e i contenuti fanno il resto. Il risultato è un prodotto elegante, veloce e interconnesso con il mondo esterno anche attraverso il blog.

Potete vedere il sito su www.skincenter.it oppure alcuni shoot sul mio sito http://www.alessandrodagnano.com/Skincenter-Dermatologia%20a%20Modena.html

martedì 22 aprile 2014

Il logo #responsive per eccellenza @adidas #rwd


Adidas è una delle aziende che più amo anche a livello di comunicazione.
Il logo logotipo è davvero in linea con le tendenze attuali: tre linee orizzontali, il simbolo del responsive design!

Il simbolo del #responsivedesign sono le tre linee del menù #rwd


Mi piacciono molto le convenzioni e gli standard soprattutto quando aiutano la progettazione e il riconoscimento degli elementi. E' il caso delle tre linee orizzontali che sempre più caratterizzano i menù generali di pagine responsive. La convenzione è diventata talmente elevata che oramai si può decidere di eliminare la parolina "menù" che accompagna l'icona.

A questo possiamo aggiungere che quest'icona sia talmente riconoscibile che i menù cambiano posizione occupando degli spazi sulla pagina non proprio classici. Il menù molte volte non è più esploso e viene mostrato in dropdown proprio al click sull'icona.
Ecco un esempio: http://www.jr-associee.com

Una sola domanda: L'utente medio che grado di conoscenza e riconoscibilità ha di questa icona?

venerdì 18 aprile 2014

Il #responsive design non deve essere un trucco per guadagnare di più #webdesign #rwd #agency


A meno che non dobbiate progettare una intranet (e anche su questo dopo approfondiamo il discorso) il vostro prossimo progetto web dovrà essere visto da tanti device diversi.
Qualche anno fà si discuteva su design liquidi o fissi e il proliferare di monitor di varie risoluzioni. Ora il discorso và oltre il desktop e i computer portatili e si estende ai tablet e smartphone. Non possiamo assolutamente pensare sia come professionisti, ma anche come clienti che il nostro sito web sarà visto solo da pc fisso o portatile. Oramai le percentuali di visite si equivalgono se non addirittura sono sbilanciate verso il mondo mobile.

Rendere visibile le pagine web della nostra azienda o attività a tutti i dispositivi possibili non è una scelta, un plus o una chicca. E' assolutamente indispensabile! Non ottimizzare le pagine per smartphone vuol dire eliminare o non considerare importante almeno il 50% del nostro bacino d'utenza.

Ecco perchè come professionista del web pongo al cliente la questione in termini di tempo e non di costi.
Farmi pagare di più per rendere il sito visibile al 100% dei device non è una cosa giusta verso il cliente e verso la mia professione.
Qualche anno fà farsi pagare qualche giornata in più per rendere visibile il sito sugli smartphone e tablet aveva un senso, ma oggi non più. Non rendendo fruibile il mio lavoro a tutti è come se lo facessi a metà e quindi dovrei essere pagato la metà.

Molti clienti invece si ritrovano preventivi gonfiati con la voce "adattamento responsive". Cavalcando anche la moda la voce "responsive" fà breccia nei cuori dei clienti aprendo magicamente il rubinetto dei liquidi per saldare fatture più salate.
Pretendere più soldi per una tecnica "obbligatoria" mi ricorda l'assurda pretesa di aumentare i prezzi per rendere visibili le pagine web ai browser più comuni. Anche questo aspetto è stato abusato negli anni con voci tipo "cross-browsing".

E' giusto anche ricordare nei preventivi e al cliente tutte le tecniche e gli accorgimenti indispensabili ad un progetto web moderno, ma questo non deve far salire i costi.

Il responsive design è una tecnica che dà molte opportunità, ma anche tanti rischi. Non voglio parlare in questo articolo dei rischi tecnici e concettuali, ma voglio solo sottolineare come il responsive design facilita la vita ai professionisti e permette con lo stesso budget al cliente di avere la massima visibilità del proprio sito web su tutti i dispositivi.

Il discorso cambia se il cliente ci chiede uno studio particolare per una web-application o un'applicazione nativa. In questo caso si richiede uno sviluppo separato, professionalità aggiuntive e tempi di sviluppo maggiori. Ma molti dei nostri progetti e clienti ci chiederanno solamente che le pagine web siano visibili ovunque in modalità classica, senza studio particolare sulla UX o cambi di interazione.

Ritornando al discorso intranet una riflessione sulle opportunità del responsive design. Questa tecnica ci permette di poter realizzare pagine web correttamente visualizzate su qualsiasi tipo di risoluzione. Ma questo non vuol dire per forza smartphone e tablet. Il responsive design deve andare oltre i classici "breackpoint", ma può essere applicato a siti che normalmente sono visualizzati solo da pc o portatili (come le intranet).
Il responsive design quindi deve aiutarci in ogni occasione a rendere le nostre pagine web visibili in modo ottimale per tutte le risoluzioni.

giovedì 17 aprile 2014

Il nuovo sito di Cyber Duck e il suo ottimo case study @Cyberduck_uk #responsive @DuckyMatt #rwd


Non si trovano spesso degli esempi ragionati su approcci innovativi, molte volte la sperimentazione prende il sopravvento sulla necessità, e a me questo non piace.
Mi preve invece segnalarvi questo ottimo step-by-step che prende in considerazione gli aspetti più importanti dell’approccio responsivo e ne analizza tutti i risvolti, con risultati incredibili.

http://mobile.smashingmagazine.com/2013/06/18/adapting-to-a-responsive-design-case-study/

Non è un tutorial e non è adatto ad ogni caso (ad esempio l’agenzia elimina il Cms per gestire le pagine e lo tiene solo per il blog), ma la cosa interessante è l’approccio oggettivo, freddo e calmo ai problemi.
Anche le soluzioni sono fantastiche, ma se ci guardate dentro sono semplici e immediate. Ma soprattutto alla portata di tutti.

A voi la parola!

Come può cambiare il ruolo delle immagini nell’approccio #responsive #rwd


Sembra che il problema maggiore nell’approccio responsive sia gestire le immagini e il loro peso. Soprattutto nei moderni design diamo molto spazio ad immagini grandi e con buona risoluzione. Questo ovviamente è un problema quando le nostre pagine web vengono visualizzate in modalità responive su un device mobile con connessione 3G.

Ci sono vari metodi per servire immagini con risoluzione e peso inferiori rispetto alla versione originale per desktop ma ancora nessuna risolve il problema in modo definitivo anche perchè alcune richiedeno codice server side, quindi non di immediato approccio.

Una tecnica che mi ha fatto molto riflettere però è stata quella che prevee di gestire le immagini tramite Css. E non parlo solo di dimensioni e posizionamento, ma anche di sorgente.

Nell’articolo seguente http://mobile.smashingmagazine.com/2013/07/22/simple-responsive-images-with-css-backgrounds/ vengono illustrate delle ottime tecniche per indicare via css quale immagine caricare in base alle media-query. La tecnica funziona, ma ha un problema fondamentale: le immagini vengono eliminate dal contenuto (quindi dal markup) ed inserite via css quindi lato presentation.
Nell’articolo si fà proprio riferimento a questo limite e si parla di come per anni la comunità web abbia lottato per dividere contenuto da presentazione.
La discussione è corretta, ma mi chiedo (stimolato da questo articolo): quando le immagini sono davvero un contenuto e quando possiamo considerarle pura presentazione?

Immagino che per un portfolio di un fotografo o per un ecommerce le immagini siano fondamentali e devono essere inserite nel flusso del markup quindi visualizzate anche senza Css. Ma per un sito corporate molte volte inseriamo delle immagini (in header o nel corpo testo) per dare dinamismo alle pagine e renderle meno statiche e monotone.

Allora perchè questo tipo di immagini non considerle alla stessa stregua di un’icona o un background di pagina? Quindi perchè non considerarle solamente presentation?

Bel lavoro per il sito #Coin @coinstore #webdesign #responsive #rwd



Segnalo con piacere l’ottimo lavoro fatto sul sito Coin:

http://www.coin.it/

Design originale, colori calzanti e layout moderno. A questo si aggiunge una buona tecnica responsive e altri accorgimenti js come la preloading bar per ogni pagina, in stile youtube. Per chi non la conoscesse, nè ho già parlato tempo fà in due post:


Alcune considerazioni e dubbi sul #telelavoro michele_ADAPT @alessiamosca @KatRinakor #smartworking


Ogni tanto mi piace riordinare le idee su quello che penso circa il telelavoro in base alle nuove esperienze che faccio ed alle esigenze delle persone.
Siamo tutti d’accordo che i freelance o chi offre un prodotto /servizio ben specifico può applicare il telelavoro, ma questo mi sembra più che banale.

Inutile fare proposte in tal senso. Un rapporto di lavoro che si basa sulla consulenza non introduce nessuna novità.
Semmai le aziende ne stanno approfittando, introducendo sempre più delle forme di collaborazione 2 volte svantaggiosa per i lavoratori: da una parte pretendono di non “impegnarsi” con contratti indeterminati quindi chiedono partita iva, come se si fosse dei liberi professionisti. Dall’altra però obbligano le persone a spostarsi ed a lavorare nei proprio uffici e in orari di lavoro ben prestabiliti. Quindi vogliono un dipendente nei doveri, ma non nei diritti.

Ad ogni modo, la vera innovazione del telelavoro riguarda e riguarderà i rapporti di dipendenza, con contratti stabili che in Italia sono ben delineati.
Ovviamente più avanti farò anche degli esempi e considerazioni sulle tipologie di lavoratori a cui è possibile applicare il telelavoro.

Quindi il telelavoro per produrre un vero vantaggio deve essere applicato ai lavoratori comunemente inquadrati come dipendenti a tempo determinato/indeterminato che abbiamo o meno un orario di lavoro rigido o flessibile e con o senza badge per le timbrature. La costante rimane l’obbligatorietà della presenza in sede.

Senza dilungarmi molto il telelavoro può essere applicato su due livelli ognuno dei quali intoduce delle rivoluzioni nella vita dei dipendenti, delle aziende e della società più in generale.

Il primo livello è quello di applicare il telelavoro a soggetti che vivono nella stessa città (o negli immediati paraggi) della sede aziendale. Quindi si potrebbe applicare il telelavoro ai dipendenti di aziende/enti pubblici che vivono a Roma e provincia (sappiamo che ci sono pendolari che vengono ogni giorno da Latina, Viterbo, Napoli) e che hanno il proprio ufficio nella capitale. In questi casi di solito le aziende chiedono ai dipendenti la presenza in ufficio 1giorno la settimana per riunioni o SAL.

La ripercussione sarebbe immediata ed enorme, cerco di elencare i principali vantaggi:
- traffico cittadino e inquinamento almeno dimezzato
- per il bilancio familiare notevole risparmio su possesso mezzo di trasporto, benzina- risparmio di almeno 1.5 ore per tragitto casa/lavoro. Questo tempo sarebbe sicuramente meglio impegnato lavorando concretamente o dedicandolo a compiti familiari
- risparmio su baby-sitter o asili extra-time per familie con bambini piccoli
- per le aziende risparmio su: affitti, pulizie, costo riscaldamento/elettricità
- a mio avviso diminuirebbero giorni di malattia

A livello di impatto sociale quindi avere meno traffico e meno inquinamento vorrebbe dire risolvere molti problemi delle principali città italiane.

Il secondo livello di telelavoro potrebbe essere applicato in modo più sostanziale, senza che i dipendenti abbiamo la propria residenza nella città sede della propria azienda.
Questo significherebbe poter scegliere di vivere in qualsiasi posto dell’Italia (almeno ora fermiamoci alla nostra nazione).

Sappiamo benissimo che almeno il 30% dei residenti nelle grandi città sono emigrati, persone che per questioni di lavoro sono obbligati a vivere non nella propria terra.
Questo ha un risvolto enorme in termini economici e di impatto sociale.

Tornare a vivere o cmq poter scegliere di tornare  a vivere nella propria terra significa aumentare di molto il potenziale del proprio tenore di vita.

Ma la cosa più importante sarebbe l’innescarsi di quello che io chiamo “riequilibrio del talento”. Le regioni del sud investono molto nella formazioni teorico/pratica dei giovani che poi devono andare via per mancanza di concrete opportunità di lavoro.
Investire sui giovani è importante, ma non risolve la depressione di molte regioni italiane (non parlo solo del Sud). L’economia si muove dando alle famiglie un reddito, quindi sono i senior che devono restare o tornare nelle città periferiche. Un senior con un posto di lavoro, che ha la possibilità di telelavorare può spendere ed immettere la propria liquidità nella tessitura aziendale del proprio territorio. Quindi può fare dei mutui, spendere il proprio stipendio in ristoranti, negozi e inziare un processo di cambiamento anche nell’offerta di servizi che il comune deve garantire (tutto quello che troviamo in città come Roma o Milano).


Ovviamente i vantaggi sarebbero già stati elencati prima, ma in questo caso le persone sarebbero finalmente libere di scegliere e cambiare il posto dove vivere le ore in cui non lavorano.

Certo l’economia subirebbe dei cambiamenti. Molto meno introiti per lo stato sul carburante, molte meno auto acquistate sono solo un piccolo esempio. Ma lo stipendio e la potenzialità di spesa di un soggetto rimarrebbe la stessa e quindi invece di spendere 300 euro al mese in auto/carburante la si potrebbe immettere nell’economia spendendo i propri soldi in cose più piacevoli come abiti, sport, viaggi o l’istruzione per i propri figli.

Anche le città principali subirebbero sicuramente un grosso cambiamento con affitti e costo delle case in calo, ma chi decide di rimanere (senza costrizioni) avrebbe dei vantaggi.

Il sistema stato avrebbe un equilibrio diverso, più omogeneo e con persone sicuramente più felici.
E ovvio che non tutte le professioni possono essere adatte al telelavoro. Non possiamo pensare ad una persona che lavora allo sportello della posta o alla banca, ad un operaio o ad un farmacista.

Ma molte persone sono impiegate e svolgono delle attività che già ora sono “volatizzate” Molte procedure aziendali obbligano i dipendenti a comunicare ufficialmente solo via email anche con il collega affianco perchè tutto deve essere tracciato. Quindi perchè non farlo da casa propria?

Ci sono poi dei casi particolari come i lavoratori del web che nascono con la tecnologia dentro, ma per alcuni aspetti del processo lavorativo la presenza fisica e il lavoro di squadra (ad esempio nel processo creativo) è ancora fondamentale. Per queste situazioni si può pensare ad un telelavoro parziale o cmq una presenza in sede solo quando richiesto.
Ultima considerazione e curiosità: negli USA il visto viene dato per i lavoratori che dimostrano di avere delle peculiarità rispetto ad un cittadino statunitense. Se il telelavoro fosse applicato in modo totale si potrebbe pensare di avere un rapporto di lavoro stabile con un’azienda USA senza avere l’obbligo del visto?

Se i #giovani non sono una risorsa per il territorio #telelavoro #senior #job

Si parla sempre dei giovani come un’importante risorsa per il nostro sistema Italia. Sui giovani bisogna investire, formarli e aiutarli a creare una nuova società. Dalla mia esperienza questo non è sempre vero soprattutto se partliamo di territorio e zone svantaggiate (isole e regionei del sud).

Prima di tutto la scuola.
Ovviamente ogni persona ha le proprie ambizioni, predisposizioni e voglia di mettersi in luce, ma un aspetto che non viene preso in considerazione è la voglia da parte di uno studente di rimanere a lavorare e vivere nel posto dove è nato.
Considerando questo aspetto fondamentale della vita personale (e anche dello sviluppo del territorio) le scuole hanno l’obbligo di informare lo studente che si appresta ad iscriversi alle scuole superiori o università, delle possibilità lavorative che offre la propria regione. Ad esempio in Puglia, nella provincia di Brindisi  è diffusa l’industria petrol-chimica, farmaceutica e metalmeccanica. Molto spesso basta un diploma per poter iniziare a lavorare, specializzarsi e rimanere a vivere nella propria terra.
Ognuno è libero di scegliere la propria strada, ma penso che le scuole dovrebbero mettere in risalto verso i propri studenti quali siano i reali sbocchi professionali sul territorio.

A questo si aggiunge anche la specificità territoriale della propria regione/provincia, che nel caso della Puglia è da sempre stato il turismo e la gastronomia. Per non parlare delle produzioni di eccellenza che si stanno perdendo: olio e vino.

Gli incentivi inutili
Direttamente collegato è il discorso degli incentivi per startup innovative o per corsi di formazione per giovani.
Personalmente sono stanco di vedere questo flusso continuo di incentivo verso startup improbabili e sempre meno legate al territorio. A mio avviso ogni regione e territorio dovrebbe individuare bene le proprie speficità e dare un forte contributo a chi realizza iniziative per il supporto alla produzione di olio e vino, supporto al turismo ed enogastronomia.
Sono questi gli argomenti e le tematiche che possono aiutare i giovani a creare impresa sul proprio territorio. In cambio la propria terra ha nuove idee per sostenere la propria produzione e soprattutto giovani che producono, hanno un reddito e spendono sullo stesso territorio.

Si perchè (e mi collego al discorso formazione) il problema è che i giovani sono sì una risorsa da formare, ma se poi sono diventati bravi ma non trovano terreno fertile, vanno via. Ne beneficiano territori o nazioni diverse e molte volte non è una scelta ma una necessità.
Quindi i bandi regionali tendono a formare i giovani, ma se intorno non c’è un ecosistema pronto a sostenerli loro vanno via.

Sono i senior a salvare il territorio
Quindi il giovane và sostenuto, aiutato, ma anche invogliato a rimanere nella propria terra. Da giovane diventerà senior, avrà uno stipendio e una famiglia. Ed è così che potrà investire il suo denaro e il suo tempo nel proprio territorio contribuendo allo sviluppo di altri settori come l’edilizia, i trasporti e tutto quello di cui una famiglia ha bisogno.
Formare giovani per poi farli andare via è un doppio investimento sbagliato: si spendono fondi in formazione e non c’è un ritorno economico. Se le regioni fossero un’azienda (e lo sono) la formazioni “cieca” verso i giovani è sicuramente un investimento sbagliato.

Oltre i giovani c’è il telelavoro
Avevo già affrontato i benefici del telelavoro come risorsa per il territorio in questo articolo http://tmblr.co/Z_qday13gD9QV
C’è da aggiungere qualcosa. Se viene incentivato in modo sistematico il telelavoro, molte persone potranno decidere di tornare a lavorare e vivere nella propria terra di origine. Questo significa “spendere” e “constringere” il territorio ad organizzarsi per offrire i classici servizi che si trovano in città. Quindi asili nido, parchi giochi, servizi alle famiglie.
La forte carica lavorativa classica delle regioni del nord-ovest è un modello che si può esportare in tutta Italia e su questo tema il telelavoro è fondamentale.

Ma al telelavoro dobbiamo aggiungere una corretta gestione dei nostri giovani.